Tributo al blues e al rock più sboccato per questa nuova produzione degli Hamelin, incalzante sintesi di irruenza e addomesticata melodia New Orleans. Buoni stornellatori dal repertorio ondivago, rimangono centrati sulla voce calma, mai urlata della cantante e creano un interessante album che assomiglia molto di più ad un live. L’impatto dei suoni e l’esplosione incendiaria di alcuni pezzi potrebbero essere gli stessi di un concerto, eppure rimangono sospesi a mezz’aria. Il suond è all’altezza dei riferimenti, le composizioni lasciano più a desiderare. "Niente di nuovo tranne le mosche", "Ritorno al lexotan", "Revival", "Mia dolce paranoia", si confrontano con un repertorio più mainstrem che produce un piacevole guazzabuglio sonoro dove la voce femminile irrompe sfibrata sulla scena. Testi dallo stile lisergico che non catturano completamente. Di contro, "Una storia romantica", "69", "Ovest", "In tutti questi giorni" senza te risultano gemme nascoste pronte a dischiudersi dopo diversi ascolti. Il risultato è un fiore del deserto dal revival blues che la dice lunga su tutto il resto. Riguardando ad occhio e croce l’effetto, il disco non è stupefacente ma rimane un autentico e fedele tratteggio di curata fedeltà alle radici.

di , 27/09/2013

Se non fosse che cantano in Italiano avrei giurato che gli Hamelin fossero un cazzutissimo gruppo blues-garage impegnato in infiniti concerti in qualche bettola del sud degli Stati Uniti. Blues vecchio stampo, emotivo, polveroso, vissuto. Con l’armonica! Quattro schegge in cui i Nostri si divertono nel declamare la magneticità di Samantha, l’irruento Blues dei Borghesi e l’urticante ricerca dell’anima gemella che mi hanno fatto subito pensare che questo lavoro è sicuramente da tenere in bella mostra in giro per casa e come nome di punta per bullarmi nel giro delle mie conoscenze musicali: io mi ascolto gli Hamlin, voi no, ma potete iniziare da subito e redimere la vostra ignoranza!

(a.p.) Beautiful Freaks, numero 39, 2011

da Heart of Glass ( heartofglass.altervista.org )

..."Il ruggito del blues. Quello di marca buona, come il whiskey dall’etichetta ingiallita dimenticato su qualche armadietto dei liquori. Quello che puzza di ”nigger” e di anni ’30. Quello passionale alla Robert Johnson o alla Lee Hooker. Il blues che non ti aspetti in Italia! Tuttavia sarebbe un errore considerare il quintetto Hamelin, come un surrogato nostalgico alla New Orleans nera; anzi la rilettura del genere viene intrapresa con un piglio arlecchino, dai connotati indiavolati di un funky sgrammaticato, dal ritmo a tratti rock ‘n’ roll, e da una vitalità che fa da antidoto ad ogni esorcismo pagano.

Alla voce si dividono la leggiadria di Francesca Tuzzi e il gutturale roco di Om Sharan Salafia, in un chiaroscuro d’atmosfera noir, quasi da decadenza retrò. La parte strumentale è contagiata da una fantasia e versatilità da fare invidia alle band poliglotte, cambi tempo rapidi ma lineati, in un crescendo omogeneo senza strappi o voli pindarici di nuova generazione-indie.
Samantha nella testa è un succoso e divertente ep dalla parlata travolgente, dal piedino che si muove ininterrottamente a ritmo sotto il tavolo. Tre brani ed un reprise che saltano in bocca senza controindicazioni, ricettive, senza pudore in uno scivolato blues dalle mille sfaccettature. La portata principale è data appunto da Samantha nella testa, che nasce come uno slide-blues, armonizzato e recuperato dalle fredde acque del Mississipi e trasformato in un rock-show dall’incredibile dose adrenalinica: la balloroom impazzisce! In due minuti e moneta la band si esalta in intensità e di pregievole tecnica, eppure ne vorremmo ancora un poco: imprescindibile il reprise finale per una buona digestione!

L’armonica regala quelle reminiscenze naif da rapimento dei sensi, e Cercando l’anima gemella si libra in un blues-seventies on the road, vissuto, liso dalla polvere e dalle intemperie emotive. Il duetto tiene bene il ritmo senza cadere nella retorica ammicante: orecchiabile sì, ma con sostanza!
Il Blues dei Borghesi è una piccola perla per chi sa leggere tra le righe; un eccellente rilettura di The Bourgeois Blues firmato Leadbelly, sfornato alla giusta temperatura e personalizzato in maniera intelligente e allo stesso tempo convincente. Pifferai agnostici dalla vena esoterica, gli Hamelin convincono specialmente nella dimensione live, dando corpo ad un idea psichedelico-blues spesso bisfrattata non solo dal mainstream (non possiamo pretendere troppo!) ma in generale dalle ultime due generazioni musicali. Importante quindi, racogliere di nuovo la tradizione autentica di New Orleans, di quel rhythm ‘n’ blues così sensuale e passionale, soffiare via la polvere e aggiornare il tutto ad un sound più variegato ma essenzialmente semplice, senza pasticci elettronici o fuzz insignificanti.
Bravi quindi gli Hamelin, e se volete provare quello che dico, vi consiglio di farvi trovare il 27 gennaio 2011 al Qube di Roma, nel quale la band presenzierà con tanto di strumenti in occasione dei 30 anni della rivista Frigidaire!
Siete avvisati …"

Recensito da Poisonheart

Una band fresca e giovanile alla ricerca di vecchie sonorità e tracce di un'epoca che sicuramente devono ancora assorbire a pieno. 

Originale nei testi, interessante nella scelta dei suoni che rievocano le prime registrazioni nelle cantine o nei box dei nostri genitori, ascoltare i loro brani permette di fare un tuffo nel passato. 

Una voce maschile graffiante ma non ancora pienamente matura, una voce femminile interessante ma non completamente nel contesto musicale in cui è collocata.

Un progetto che deve indubbiamente ancora crescere ma che ha imboccato una giusta strada per suscitare attenzione. 

Una maggiore cura delle dinamiche e della fusione tra voci e strumenti potrebbe indubbiamente dare risalto ai brani e creare un crescendo maggiore di emozioni per chi ascolta.

Sentiremo parlare di loro....!!!"

di Linda Bondesan

Finalmente qualcosa di diverso. Sulla scia de Il Pan del Diavolo gli Hamelin combinano blues, folk, ironia, una voce femminile (Francesca Tuzzi) che si lega e slega ripetutamente a quella maschile di Om Sharan Salafia e una slide guitar che fa capolino e che sembra aver assimilato al meglio qualche brano dei Bud Spencer Blues Explosion. "Samantha nella testa!" è un pezzo che coinvolge già di suo: la voce di Francesca Tuzzi riprende per certi versi quella di Loredana Berté, ma qualche piccola operazione di pulizia lo renderebbe ancora più incisivo. I restanti tre pezzi dell'ep stuzzicano la curiosità e la spingono fino all'ultimo brano, "Samantha reprise" che, oltre a riprendere la prima canzone della tracklist (e a portare alla mente fin troppo bene nella prima parte strumentale "Helter Skelter" dei Beatles), dà sfoggio di una buona capacità di variazioni sul tema. Davvero non male. Gli Hamelin meritano fiducia e dieci minuti per fare una capatina al saloon non sono poi tanti.

di , 15/09/2011